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Intervista a Carlo Capalbo, il "guru" del running

I fratelli Demadonna con Carlo Capalbo
I fratelli Demadonna con Carlo Capalbo

A Trento Running Expo, oltre a tanti espositori e agli spettacoli di Artinaria, l’animatore Gabriele Biancardi ha fatto conoscere al pubblico Carlo Capalbo, napoletano espatriato in Repubblica Ceca 25 anni fa, capace di trasformare Praga e tutta la nazione, dalla Boemia alla Moravia, in un paradiso per i podisti. Grande amico di Gianni Demadonna, si è inventato una serie di mezze maratone e la maratona di Praga, portando a correre ogni anno 70.000 persone, una vivacità che non è passata inosservata in seno alla Iaaf, tant’è che il presidente Sebastian Coe, ha deciso di portarlo nella propria squadra tecnica.
Nei primissimi anni Novanta, allora poco più che trentenne, con un passato sportivo a livello di nazionale juniores di pallavolo, laurea in giurisprudenza a Napoli e in Economia a Torino, master californiano alla Berkeley e già alcuni anni di esperienza manageriale con Carlo De Benedetti, decise di rimettersi in gioco e scommettere sulla capitale della Repubblica Ceca, ottenendo risultati straordinari, come ha raccontato oggi pomeriggio.
«Anzitutto mi preme dire che Trento è una città meravigliosa – ha cominciato – piacevole per la sua dimensione e per le sue gemme artistiche e culturali, che può vantare una delle gare podistiche più famose al mondo come il Giro al Sas e una mezza maratona che ha tutte le credenziali per crescere in maniera esponenziale. Già quest’anno si sono visti i risultati, considerando gli oltre 1300 iscritti, in rappresentanza di ben 21 nazioni. Un ottimo segnale di internazionalità».
Alla domanda sul perché abbia deciso di collaborare con Trento Running Festival e non con tante altre competizioni italiane che lo continuano a corteggiare, Capalbo ha chiamato in causa la riconoscenza che deve a Gianni Demadonna: «Quando all’inizio della mia avventura nessuno credeva in me – prosegue il napoletano con passaporto ceco – Gianni mi ha aiutato e mi sentivo in obbligo di dare il mio contributo per far crescere questo evento e penso che in futuro combineremo qualcosa di interessante assieme».
Perché a Praga ha potuto sviluppare un progetto vincente in così poco tempo e in Italia è così difficile fare lo stesso? «Forse perché – prosegue Capalbo – spesso non si lavora per il bene comune, a causa di veti artificiali incrociati che impediscono di fare gruppo e percorrere un obiettivo comune. Peculiarità che però non vedo in Trento Running Festival, che sta crescendo velocemente. È questa la strada da perseguire».
Come giudica la sua mission di manager sportivo e membro della Iaaf: «Noi ci proponiamo di fare politica, ma non quella dei partiti, produciamo l’etica della polis, cercando di educare i cittadini, attraverso lo sport, ad intraprendere uno stile di vita migliore, per far star meglio le persone, cercando di portare all’atletica non solo atleti di prima fascia, ma pure bambini, amatori, veterani, appassionati di tutte le età. Come stanno facendo i fratelli Demadonna a Trento».

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