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Conclusa l'indagine sull'abbandono dello sport in Trentino

La classe dirigente dello Sport trentino si è riunita lunedì pomeriggio al Sanbàpolis in occasione del secondo Consiglio Provinciale CONI, convocato dalla presidente Paola Mora. La sala dedicata a Camillo Rusconi ha accolto l’assemblea formata da presidenti e delegati territoriali delle federazioni sportive nazionali assieme ai rappresentati delle discipline sportive associate, degli enti di promozione sportiva, delle associazioni benemerite, dei tecnici e degli atleti. Un’occasione di confronto e verifica per il movimento sportivo provinciale chiamato con cadenza semestrale ad analizzare attività svolte, criticità e nuove prospettive in ambito locale.

Alla presenza dell’assessore P.A.T. con delega allo sport, Roberto Failoni e del professor Giuseppe Cosmi, coordinatore provinciale per l’educazione fisica, sono stati illustrati i risultati dell’indagine condotta dalla Scuola Regionale dello Sport del CONI in collaborazione con il Dipartimento Istruzione e Cultura.
In attesa di poter disporre di un report completo, che verrà elaborato nei prossimi mesi, si può già anticipare che le voci preminenti fra le cause di abbandono sono la necessità di dedicarsi allo studio (29,6%), la perdita di motivazione (17,8%) e un rapporto con l'allenatore non ideale (10,7%). In quanto agli sport, sono il calcio per i maschi e la pallavolo per le femmine le discipline che vantano il maggior tasso di abbandono, anche perché sono le più praticate dai due sessi. In base al campione il 46,6% delle ragazze dichiarano di aver abbandonato l'attività sportiva agonistica contro il 24,4% dei maschi.

Le dichiarazioni

«La ricerca ha un carattere prettamente esplorativo», ha precisato il direttore della Scuola Regionale dello Sport, Adriano Dell’Eva, che ha curato analisi e presentazione dell’indagine in sala Rusconi. «Abbiamo coinvolto 330 studenti, distribuiti su quattro macro aree territoriali per altrettanti istituti scolastici. Un campione con un’età media di 16 anni con formazione liceale. Il nostro obiettivo è stato quello di sondare il “clima motivazionale” che coinvolge i nostri ragazzi in un periodo così particolare, a metà strada tra fanciullezza e vita adulta. La scuola è senza dubbio nodo cruciale di una rete fatta di attività e relazioni. Questa istituzione può influenzare in maniera determinante l’approccio all’attività sportiva: favorirne la pratica ed allo stesso tempo l’abbandono precoce. L’ultima indagine statistica svolta nel 2017 su base nazionale dal CONI, conferma la vivacità del movimento sportivo giovanile nella fascia tra gli 8 ed i 13 anni. Tra i 18 ed i 35 anni si verifica, invece, un preoccupante calo fino alla ripresa in piena età adulta».
«Il fenomeno è sotto gli occhi di tutti. Parliamo di numeri importanti, oggetto di dibattito ad ogni livello sportivo» – precisa la presidente Paola Mora. «Lo sport giovanile ed il contrasto all’abbandono precoce è uno dei punti cardine della Giunta CONI Trento. Sviscerare questa dimensione non è cosa semplice perché è necessario unire le forze, coinvolgere non solo le istituzioni sportive, ma anche il mondo della politica e della scuola. Non possiamo permetterci che lo sport abbandoni la vita dei nostri ragazzi in un momento fondamentale per la loro crescita. Dai 14 ai 20 anni i giovani si “costruiscono”, non solo fisicamente: diventano persone. Lo sport può e deve dare un contributo importante: attraverso questa prima analisi abbiamo voluto gettare uno sguardo sulle percezioni dei nostri giovani. La collaborazione con le istituzioni politiche e scolastiche a livello provinciale si è rivelata essere proficua ed efficace ancora una volta. Ora fondamentali saranno i suggerimenti ed i contributi elaborati da tutti gli enti che costituiscono la famiglia CONI senza dimenticare società ed associazioni sportive del territorio. Ricordo che questa indagine ha visto anche il contributo del Comitato Trentino FIDAL. Ripartiamo da qui con l’obiettivo di indagare cause e conseguenze, cercare e sperimentare relative soluzioni concrete per provare ad invertire questa tendenza».

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