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Il successo del Pulcino d'Oro ritratto del calcio giovanile?

I giovani italiani rivelano come sempre una forte passione per il calcio, anche se le società italiane investono troppo poco sui nuovi talenti. Quale futuro ci aspetta?
Anche quest’anno, a giugno, si è tenuto il Torneo Internazionale Pulcino d’Oro, il campionato di calcio dilettantistico per bambini. La kermesse, che prende vita ogni anno in Valsugana, è arrivata alla sua settima edizione e quest’anno ha visto salire sul gradino più alto del podio gli olandesi del Psv Eindhoven.
Dal 16 al 19 giugno tantissimi baby calciatori hanno gareggiato, sfidandosi in partite emozionanti e ricche di entusiasmo giovanile.
Il Pulcino d’Oro è una manifestazione sportiva dedicata a squadre sia dilettantistiche sia professionistiche composte da bambini di 10 anni (quest’anno hanno partecipato i nati nel 2011 e 2012), provenienti da tutta Italia e anche da alcuni paesi europei.
Cavalcando lo spirito della maggior parte dei grandi eventi sportivi dedicati ai giovanissimi del Trentino, anche il Pulcino d’Oro pone l’accento sulla condivisione di valori positivi e sull’educazione al gioco di squadra e alla solidarietà.

Il calcio giovanile in Italia

Il calcio rimane sempre tra gli sport più amati da grandi e piccoli e sono tanti i ragazzini che ogni anno lo inseriscono nel loro programma di attività motorie. Ma, per chi vuole investire nel calcio in modo meno dilettantistico, puntando sul proprio talento, c’è ancora la possibilità di ricevere un’adeguata formazione?
In poche parole, qual è la situazione del calcio giovanile in Italia oggi, soprattutto se paragonata agli altri Paesi europei?
Di sicuro il calcio negli ultimi anni in Italia non sta riscuotendo grandi successi a livello internazionale. Dopo l'ultima vittoria agli europei, brucia ancora la mancata qualificazione ai Mondiali che si terranno quest’anno. Ma il dato che più preoccupa è che in Italia non si investe più come una volta nel calcio giovanile, e quello che lascia ancora più perplessi è che l'interesse nella formazione dei giovani diminuisce ancor di più quando si sale di livello.
Il fatto è che in Italia si preferisce acquistare giocatori dall’estero piuttosto che formare i propri, appaltando la filiera del talento all’estero, semplicemente perché è più economico prendere giovani già formati piuttosto che investire sulla formazione interna.
In pratica, la mancanza di fondi e di interesse nell’educazione in Italia abbraccia tutte le categorie, sport compreso. Un’idea che nel lungo termine porta a conseguenze disastrose, come stiamo vedendo.

Cosa offrono i club italiani ai giovani?

A rilevare questo scompenso tra gli investimenti nello sport giovanile in Italia rispetto all’estero ci pensa il CIES (Comparative and International Education Society), che nell’ultimo rapporto sulla situazione calcistica europea rivela un trend molto preoccupante per noi italiani.
In particolare, è emersa la scarsa capacità delle squadre italiane di lanciare giovani che riescono ad affermarsi ad alti livelli. Quello che è ancora più inquietante è che il divario rispetto al resto dell’Europa riguarda la quantità di calciatori che riescono a spiccare il volo, più che la qualità.
Questo ci fa pensare che in Italia non mancano i talenti, così come la passione dei giovani verso il calcio non è diminuita, piuttosto vengono meno gli investimenti economici per fare in modo che tali talenti siano coltivati e valorizzati.

L’importanza dell’educazione sportiva in famiglia

All’interno di questo scenario attuale non certo roseo, cosa si può fare per invertire la rotta? Ma soprattutto, come le famiglie possono motivare i giovanissimi a credere nel calcio come uno dei più grandi sport di aggregazione e motivazione personale?
Certo, analizzando la situazione attuale diventa difficile sperare di poter trasformare un’attività sportiva ludica in un possibile sbocco per creare una carriera futura. Questo però non significa abbandonare la passione per il calcio e per lo sport in genere.
Il primo passo che le famiglie sono tenute a compiere è quello di educare i ragazzi allo sport, insegnando loro quanto l’attività di gruppo sia un modo per crescere sani e sviluppare capacità sociali che saranno molto utili in futuro.
Questo è tra i motivi principali che spingono i bambini a partecipare ai campus estivi di calcio, esperienze di divertimento e aggregazione che diventano un punto di partenza fondamentale per imparare a sfidare se stessi, a impegnarsi per raggiungere un obiettivo e a vivere la squadra come un gruppo coeso che lavora puntando verso la stessa direzione.
In definitiva, nella speranza che l’Italia si renda conto che è necessario investire sui giovani, facciamo in modo che le nuove generazioni possano imparare il vero valore dello sport.

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