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Le palestre di Trento ed il loro uso: intervista a Castelli

Il Ferragosto ormai è alle porte. E dopo Ferragosto per le società sportive della città di Trento si aprirà un momento molto particolare e sempre molto atteso, ovvero la definizione da parte di Asis degli spazi nelle diverse palestre della città. Grazie al cielo, e lo scrivo da appassionato di sport, di tutti gli sport, Trento ed il Trentino tutto è una provincia molto sportiva. La più sportiva d'Italia, grazie anche agli sport di stagione come il ciclismo d'estate e lo sci d'inverno, secondo alcune stime. Ma spesso a Trento città sono nati problemi per le palestre, mal di pancia di quella o quell'altra società, spazi risicati in impianti sempre diversi. Allora del fenomeno sportivo a Trento città e della suddivisione delle palestre ne parliamo con Paolo Castelli, assessore comunale allo sport del Comune capoluogo che sin dal 1998 ha delegato ad Asis la gestione diretta degli impianti cittadini.

P. Castelli
P. Castelli

Assessore Castelli, qual'è dal vostro punto di vista il problema più grande che riguarda le palestre di Trento?
«Vede, da anni c'è ormai una forte concomitanza nella richiesta di ore. Le palestre in città ci sono, sono tante e nel complesso sono anche poco utilizzate o non utilizzate completamente. Tranne che in quelle fasce orarie (seconda metà del pomeriggio e sera, ndr) per le quali si concentrano le richieste delle società. Il problema è questo, tutti vogliono più o meno le stesse ore, soprattutto per le squadre giovanili. Ci vorrebbero dieci palestre in più per tre o quattro ore al giorno che poi però restino chiuse le altre venti ore in una giornata. C'è comunque da dire che la maggior parte delle richieste trovano una risposta grazie anche ad accordi e collaborazioni fra le diverse società su questo tema».

Cosa si può fare?
«Io sono contento ci sia una così grande vitalità sportiva in città, anzi fatemi ringraziare tutte queste società sportive che permettono ai nostri ragazzi di fare così tanta attività. Ci sono diversi interventi che si potrebbe fare per cercare di venire incontro alle necessità di tutte le società di qualsiasi sport. Penso ad un patrimonio edilizio che adesso, per diversi motivi, non è utilizzato. In città ci sono spazi e fabbricati attualmente vuoti, bisognerebbe che l'urbanistica fosse un po' più duttile e malleabile, così da permetterci di trasformare in tempi brevi alcuni di questi locali in spazi allenamento. Ma non solo, penso anche alle scuole. Quando progettiamo una nuova scuola, le faccio l'esempio della nuova scuola media che nascerà a Gardolo, la pensiamo sempre con una palestra grande e che sia poi utilizzabile anche dalla comunità. Infine dobbiamo ancora valutare molto bene la nuova Casa dello Sport: fra le tante proposte che ci sono sul tavolo dobbiamo scegliere la migliore anche in questo senso, ovvero che sia un'opera utile per creare spazi di allenamento. A Trento città non servono palasport, servono palestre e spazi di allenamento. Nel decidere come nascerà la Casa dello Sport terremo in grande considerazione questi aspetti».

Quanto è variegato il mondo dello sport che utilizza le palestre durante il periodo autunnale ed invernale?
«Ci sono tantissime realtà. Io stesso, ma molti credo, finché non ho cominciato a conoscere bene la situazione non si rendono conto dell'immensità di richieste che ci sono e di quante esigenze diverse ci siano».

Proviamo a fare un elenco?
«Dunque, certamente un ruolo importante ce l'hanno le squadre giovanili di volley e basket, maschile e femminile. Poi c'è tutto l'universo del calcio, ovvero calcio a 5 e non dimentichiamoci anche il calcio a 7. Ma c'è un intero mondo poi che ha bisogno di spazi ed è quello della ginnastica artistica e ritmica. Si tratta di discipline sparse per tutto il territorio cittadino ed alle quali manca una palestra di riferimento, ovvero un impianto dotato di tutte quelle strutture fisse necessarie per questo sport. Non solo, pensiamo all'atletica: durante l'inverno anche le società di atletica hanno bisogno di spazi al chiuso per proseguire l'attività. E questo capita con tanti sport che poi, invece, in primavera ed estate lavorano all'aperto come, ad esempio, il tiro con l'arco, anche loro in inverno hanno bisogno di una palestra. C'è poi un altro mondo molto ampio che è quello della “ginnastica dolce”, ovvero di chi va in palestra per fare presciistica, fitness o attività motoria non agonistica ma utile per la salute. Ed un altro fronte che spesso non è considerato è quello dell'arrampicata su parete artificiale: diverse palestre della città hanno già un loro impianto per arrampicare al chiuso ma è impensabile che una città alpina come Trento non sia dotata di molteplici possibilità in questa disciplina».

Lei prima ha parlato di urbanistica, di interventi urbanistici a favore dello sport. Non è forse il caso di mettersi seduti a tavolino e pensare ad uno sviluppo organico dell'impiantistica sportiva in città? Quali sono gli interventi più urgenti a livello urbanistico/sportivo?
«Parlare di investimenti nello sport inevitabilmente vuole dire parlare di opere pubbliche. Lo sport ha avuto grande attenzione da parte del Comune nel suo Piano degli investimenti, l'attenzione verso la pratica sportiva è altissima in città. La nostra, ad esempio, è una città che ha ottimi palazzetti, e qui considero sia il PalaTrento sia il palasport di Gardolo. Al centro sportivo di Trento nord l'unico limite è il parquet (troppo duro, ndr), ma il Comune ha già previsto la spesa per la sua completa sostituzione al più presto. Ma fra i prossimi investimenti in programma c'è anche, ad esempio, l'ampliamento della palazzina pesi e macchine del Campo Coni per renderla utilizzabile anche d'inverno. Ed ancora non abbiamo parlato dell'universo enorme dei campi da calcio. Trento è una città più che dotata di campi da calcio e stiamo provvedendo in diversi di questi al rinnovo con i manti in sintetico. Abbiamo steso il nuovo sintetico a Mattarello di recente, a breve toccherà ai campi di Orione Aquila e Sopramonte, mentre sono in costruzione due nuovi campi a Meano e Martignano. Per cui direi che nel complesso la nostra è una città che ha tante strutture che, certamente, possono avere dei limiti, ma che sono numericamente importanti e soprattutto di qualità».

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